Nei comportamenti di ogni giorno, tutti quanti osserviamo gli altri con un certo distacco, dovuto a volte ad una forma di disprezzo e a volte di ammirazione. Spesso osserviamo degli atteggiamenti che ci portano a pensare che ci troviamo difronte a persone definite "timide"; in realtà, oggi giorno, nessuno è in grado di definire concretamente la timidezza per ciò che realmente è.
C'è chi pensa che la timidezza sia un sentirsi a disagio nei confronti degli altri, chi pensa si tratti di pura insicurezza, rendendo questa parte caratteriale un punto a sfavore di chi la possiede. C'è chi pensa, invece, che si tratti di un momento passeggero che con il passare del tempo tenderà a cambiare, sentendosi più a proprio agio.
Come in tutti i comportamenti di ognuno di noi, sono presenti i pro e i contro.
Ci sono quei momenti di silenzio o di ascolto che da alcuni vengono visti come situazioni di imbarazzo e da altri possono essere definiti come un dono: quello di "saper ascoltare"e mettersi nei panni dell'altro.
Ma c'è una via di uscita da questo modo di essere? Certo che si.
Di certo è un percorso graduale che, grazie all'aiuto degli altri, di concerto con la nostra volontà, ci aiuta ad uscire dalla timidezza.
Concludendo, la timidezza non deve essere associata ad una malattia della quale non si può più guarire ma deve trattarsi di un pregio che ci rende migliori e differenti dinanzi agli altri.
